Diplomatosi negli anni Ottanta dello scorso secolo alla Scuola Superiore d’Arte Applicata del Castello Sforzesco di Milano e laureatosi in Architettura al Politecnico di Milano, Rinaldi ha avuto modo di unire entrambe le professioni nelle produzioni realizzate lavorando a stretto contatto con Germano Celant (Genova, 1940 – Milano, 2020), storico e critico di arte contemporanea tra i più prestigiosi e determinanti nel panorama internazionale dal 1967 fino ai primi anni Venti del XXI secolo. Rinaldi ha conosciuto personalmente, stringendo amicizie durature, e lavorato con alcune delle personalità artistiche che hanno segnato l’arte contemporanea occidentale come Claes Oldenburg, Mario e Marisa Merz, Pier Paolo Calzolari, Dennis Oppenheim e Tom Sachs, solo per citarne alcuni. Contemporaneamente, ha realizzato sin dai tempi della frequentazione della Scuola Superiore d’Arte Applicata del Castello Sforzesco di Milano, mostre personali e collettive, cui partecipava anche con gli amici e compagni di strada Guglielmo Aschieri Emilio e Umberto Cavenago, senza nel frattempo trascurare la sua carriera professionale come architetto, di cui citiamo soltanto la costruzione di edifici per il parco divertimenti EuroDisney a Parigi, la realizzazione di Ago, filo e nodo di Claes Oldenburg e Coosje van Bruggen in Piazza Luigi Cadorna, Milano, e un termovalorizzatore a Bergamo su progetto di Jean Nouvel.
“Il peso del vuoto” è il primo momento espositivo in cui si presenta la produzione artistica di Rinaldi e nasce dalla proposta curatoriale di Guglielmo Aschieri Emilio, Francesca Cattoi con Aurelijus Marca e la generosa condivisione del progetto da parte di Pierpaolo Mangano, direttore della omonima galleria a Cremona. E’, dunque, l’occasione per iniziare a familiarizzare con il corpus di opere di Rinaldi e per tutti noi di omaggiare un amico e cittadino illustre di Cremona mancato troppo presto.
