PIER VINCENZO RINALDI

si trasformano e arricchiscono nei fogli appartenenti a questa serie. Rinaldi ci indica anche un’altra accezione per queste carte e marmi: sono ex voto, quelle piccole pitture in cui l’organo o la parte di corpo per la quale si implora la guarigione viene ritratta e poi esposta nella cappella dedicata al santo cui si è devoti, cariche della speranza e del dolore che rappresentano. Lo scopo contingente, la guari- gione, e l’aspetto estetico, il colore, il tratto, la forma, si fondono e l’individuale si unisce all’universale, in un’invoca- zione totale e coinvolgente, sica e spirituale. A questo punto, si aggiunge il confronto di queste opere con le tavole disegnate da Francis Hallé nel libro Atlante di botanica poetica , pubblicato da L’Ippocampo nel 2019. L’artista/botanico decide di mappare le piante più strane e aliene che incontra nella foresta tropicale per incuriosire e stupire il lettore e contemporaneamente per fornire i risultati della sua ricerca. Ancora una volta il disegno si mette al servizio della scienza, la medicina per Rinaldi, la botanica per Hallé, che scrive:“il tempo lungo del disegno è invece quello di un dialogo con la pianta, il tempo della ri essione…il disegno è un’opera del pensiero umano, e il dialogo con il soggetto disegnato ha bisogno di pensiero.” (1) Anche il botanico e biologo francese usa il disegno per venire a capo del suo oggetto di studio così come l’artista cremonese, e vale per entrambi la seguente de nizione: “un disegno invece fa appello al cervello e alla mano del suo arte ce, è pienamente opera del suo autore, senza intermediari”. (2) Un ultimo approccio letterario alle opere di Rinaldi lo trovo, per caso, su Facebook, dove leggo la seguente strofa di una poesia di Antonio Porta, tratta da una raccolta dal titolo Il giardiniere contro il becchino del 1988 (3): Sei arso di grazia nel tuo cielo di una grazia che viene dalla grazia di essere un dono che viene da se stesso […] Si parla di un uccello, un airone, nella poesia, che dall’alto, nel cielo, può vedere tutto quanto succede sulla terra, il bene e il male, il nascere e il morire, mentre il titolo della raccolta mi sembrava stranamente appropriato per i disegni qui raccolti, quasi fossero delle illustrazioni cui quel titolo dà un signi cato aggiunto: il giardiniere, con la sua conoscenza e il suo lavoro, si pone contro il becchino, anche se entrambi si occupano di terra, di custodire là sotto qualcosa che prima o poi darà i suoi frutti. Porta muore di infarto nel 1989. Una strana coincidenza che il suo ultimo libro pubblicato in vita si intitoli così, una premonizione, chissà, che però risuona in quello che resta a noi di Pier Vincenzo Rinaldi, in queste opere esposte alle pareti della Mangano Galleria d’Arte a Cremona, la sua città, da dove tante volte era partito, dove ritorna ancora una volta, in una nuova forma, per raccogliere ammirazione e stupore, per restituirci la gioia e la speranza di un volo. Pier Vincenzo Rinaldi, Il peso del vuoto , 2014, matita su carta, 16,5x11,4cm Francesca Cattoi 14 Note 1 Francis Hallé, Antlante di botanica poetica, L’ippocampo, Milano 2019, p. 8 2 ibid., p. 9 3 dal pro lo Sitting on the dock of the Bay, FaceBook

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