OMAR GALLIANI - Nuovi Angeli, nuove carte

Per Omar Galliani, “Nuovi Angeli” non è un progetto dell'ultimo minuto: piuttosto, ne rappresenta il pensiero ciclico, una sorta di pellegrinaggio in solitaria che, di decennio in decennio, torna a bussare alla sua porta, a dimostrazione dell'indole profondamente meditativa e al tempo stesso sacrale con cui egli si avvicina alla dimensione artistica. Neanche il titolo è scelto a caso: e rispecchia quell'indiscussa attrazione che da secoli la figura dell'angelo esercita sull'essere umano, se non altro per il fatto di aver libero accesso alla sfera in cui risiede Dio. Ciò è dimostrato dallo stesso termine greco ἄγγελος - cioè “messaggero” (in latino poi tradotto con angĕlus) - che ne definisce lo status, utilizzato dai traduttori d'un tempo per rendere il vocabolo ebraico mal'akh nella sua interpretazione più comune di “messo” o “servitore”. L'angelo dunque come essere a più stretto contatto con il divino e come messaggero della volontà di Dio: per noi, intuizione o afflato ultraterreno che chiama adesso l'artista - in quanto simbolo di tutti noi - verso quell'illuminazione che spesso è sinonimo di creazione; ma anche angelo come figura di riflessione, di consapevolezza del peso che le nostre azioni hanno sul quotidiano come su coloro con cui lo condividiamo: quindi una guida per una condotta morale da mantenere nonché emblema della stessa ineluttabilità dell'esistenza, compressa tra uno strato violentemente fisico e una parte malinconicamente spirituale, nella quale misticismo e pensiero sono uno il complemento dell'altro. Proprio nella figura dell'angelo Omar Galliani (Montecchio Emilia - RE, 1954) recupera quindi il motivo per declinare quel canone estetico che spesso lo ha visto protagonista nel corso della sua carriera, abbandonandosi a traduzioni libere e profondamente felici di un tema che ha dalla sua il lato materiale e quello intellettuale, quella duplice matrice dell'esistenza che egli registra e traduce adesso con modalità tanto intime quanto misteriche: le sue figure angeliche certificano infatti una volta di più la tangibile distanza che sosta tra noi e loro, tra il nostro mondo e il loro piano di esistenza; eppure si mostrano umane come mai prima d'ora, immerse nella riflessione, talvolta distaccate da tutto il resto, esseri fragili che vivono da sempre in funzione di altro, adesso adombrate nella loro stessa contemplazione. Dal punto di vista iconografico, tre sono gli elementi che indirizzano la lettura di un'opera d'arte, restituendo al contempo la misura sia delle intenzioni dell'artista che del rapporto esistente tra chi osserva l'opera e l'opera stessa: supporto, mezzo e soggetto rappresentato. Questi raccontano di un percorso che è quello principalmente dell'individuo in quanto artefice, il quale “vede ciò che di vero c'è laddove per gli altri sia il nulla”; e, al contempo, si fa portavoce di un sentire composto da riflessioni e sensazioni come elemento privilegiato della collettività che lo ha generato. Sulla reale portata di tale privilegio, prego interpellare l'artista. Dunque: del soggetto abbiamo brevemente trattato. Per Galliani, il disegno in quanto medium e la carta in quanto supporto rappresentano gli strumenti più efficaci per rendere tutti noi partecipi empatici di ciò che egli realizza: e disegno è poiché il solo tra i mezzi grafici in grado di evidenziare l'immediatezza dell'ispirazione, del gesto di getto in accordo con un'idea che giunge improvvisa; e, al contempo, di rendere flessibile l'assoluta maestria di questo fare subitaneo, garantita dalla misura e dal controllo ora della mano ora della mente che la guida. OMARGALLIANI Tra noi e loro

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