MARIO CONSIGLIO - OSTILE ALLO STILE

5 Se Consiglio deve ringraziare Carbone per l’opportunità, è vero anche il contrario, la collaborazione con il gallerista torinese continuerà, lealmente, no alla sua scomparsa nel 2006. Parallelamente il prodigioso artista è conteso da numerose gallerie nazionali, all’epoca molto rinomate, con le quali lavora pro cuamente, tra le altre: Astuni di Pietra- santa; Seno e Visconti di Milano. La sua opera fu talmente originale e innovativa da conquistare letteralmente il pubblico, spiazzando paradossalmente la critica, abituata per deformazione, ad incasellare gli artisti in schematiche correnti didattiche. Il punto di vista anarchico e la spiccata sensibilità eclettica, gli consentono di muoversi con estrema disinvoltura da un opposto all’altro, senza limiti, in equilibrio tra gurazione e astrazione, pieno e vuoto, presenza e assenza. Una comu- nicazione libera, sincera e potente, che trae linfa dalla pesantezza della cultura intellettuale e al contempo dalla leggerezza di quella popolare. Accompagna il suo percorso artistico un costante rumore di fondo, determinato da una passione scon nata per la musica, soprattutto la techno, (quanti ricordi al Number One). Fu il torinese critico d’arte Luca Beatrice, in occasione di una piacevole conversazione a tre dal titolo:“Psychonaut trio”, a sottolineare le a nità tra l’arte di Consiglio e la musica di Claudio Coccoluto, compianto dj che non ha bisogno di presentazioni. Due star, amici da una vita, i cui mondi, ancora troppo distanti in Italia, con uiscono nella tecnica del cut’n’up, ovvero il taglia, cuci e incolla che sta alla base del remix. Mario di fatto remixa disparati “brani” della cultura locale e globale, in una sincronia di simboli, forme e colori che interpreta il ritmo della società contemporanea: “Ho sempre associato musica e arte. Soprattutto quando l’arte fa paura (e quando l’arte fa paura vuol dire che è buona) ha un suono terribile, come dieci dita inaspettate e improvvise sulle note basse e tetre del pianoforte che rompono il silenzio e pensi… “porca troia”!”. Coerentemente alla sua predisposizione per le polarità l’arte di Consiglio è in grado di far tremare come i bassi sincopati di “Smack My Bitch Up” dei Prodigy, ma al contempo far sognare e viaggiare lontano come le note delicate di “Nuclear Sun” di Roland Brant, dipende dalle forme e dalle tonalità con le quali sceglie di impostare la composizione. Verso la metà degli anni duemila, l’utilizzo concettuale della gurazione pop si diluisce gradualmente, sino a sparire, nella pura astrazione geometrica. I nuovi impulsi che questa volta derivano principalmente dall’opera di Frank Stella, altro gigante statunitense, lo portano a raggiungerne la pulizia minimalista, ma reinterpretata con una poetica completamente diversa, incentrata principal- mente sul suono. Con i “Targets”, che furono tra i primi simboli primitivi che l’uomo ha creato ispirandosi al sole, certo un soggetto interpretato più volte nella storia dell’arte contemporanea, (Robert Delaunay, Jasper Johns, Ugo Rondinone…), Consiglio aggiorna un discorso pittori- co che dura da 35 mila anni. L’artigianalità del periodo precedente lascia spazio alla tecnologia laser, il taglio delle forme necessità ora di una precisione millimetrica. If Consiglio has to thank Carbone for the opportunity, the opposite is also true: his collaborationwith the Turin gallerist continued faithfully until Carbone's passing in 2006. In parallel, this remarkable artist was in high demand by numerous prestigious national galleries, including Astuni in Pietrasanta and Seno e Visconti in Milan, with whom he worked proli cally. His work was so refreshingly original and innovative that it captivated the public, occasionally leaving critics paradoxically bewildered, as they were accustomed to categorizing artists into well-established artistic currents. His anarchic perspective and pronounced eclectic sensibility allowed him to navigate with extreme ease fromone opposi- te to another, without constraints, balancing between guration and abstraction, fullness and emptiness, presence and absence. His art communicates freely, sincerely, and powerfully, drawing inspiration from the weight of intellectual culture and the lightness of popular culture. Throughout his artistic journey, a constant background noise is provided by his boundless passion for music, particu- larly techno (oh, the memories of the Number One club). Turin-based art critic Luca Beatrice, during a delightful conversation titled Psychonaut Trio, highlighted the a ni- ties between Consiglio's art and the music of Claudio Cocco- luto, a revered DJ who requires no introduction. Two stars, lifelong friends, whose worlds, regrettably still too distant in Italy, converge in the cut’n’up technique, the cut-and-paste at the basis of remixing. In essence, Mario remixes disparate 'tracks' of local and global culture in a synchronized interplay of symbols, shapes, and colors that interpret the rhythm of contemporary society: “I've always associated music and art. Especially when art is scary (and when art is scary, it means it's good), it has a terrible sound, akin to ten unexpected and sudden ngers striking the deep, ominous notes of a piano, shattering the silence, leaving you thinking... “damn”!”. Consistent with his predisposition for polarities, Consiglio's art can make one tremble like the syncopated bass of Smack My Bitch Up by The Prodigy, but at the same time, it can make one dream and travel far away like the delicate notes of Nuclear Sun by Roland Brant. The impact depends on the forms and tones he chooses to set the composition. Around the mid-2000s, the conceptual use of pop art gradually dissolves and eventually disappears into pure geometric abstraction. New impulses, this time primarily derived from the work of Frank Stella, another American giant, leadMario Consiglio to embrace the purity of minima- lism. However, he reinterprets it with an entirely distinct poetic, primarily centered around sound. With the Targets, which were among the earliest primitive symbols created by humanity, undoubtedly inspired by the sun, a subject that has been interpreted many times throughout the history of contemporary art (Robert Delaunay, Jasper Johns, Ugo Rondinone...), Consiglio revitalizes a visual discourse that has persisted for 35,000 years. The craftsmanship of the previous artistic phase gives way to laser technology, requiring millimetric precision in shaping the forms.

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