MARIO CONSIGLIO - OSTILE ALLO STILE
La “sto a” di Mario Consiglio certo, non sfuggì al sensibile uto di Guido Carbone, uno tra i più coraggiosi talent scout del panorama artistico italiano. Storico gallerista torinese, che ha avuto l’intuizione tempestiva, di investire sulla nuova gurazione dei giovani talenti, in opposizione all’egemonia della ricerca minimalista e poverista, in cui le più importanti gallerie della sua città, erano rimaste anacronisticamente incastrate. Tra la metà degli anni Ottanta e la ne degli anni Novanta, in pieno boom econo- mico, l’appassionata attività della Galleria Carbone contri- buisce, seppur in scala minore rispetto ad altre realtà italiane, a quell’aggiornamento culturale che trasformerà il collezionismo, da un’attività di nicchia, ad una vera e propria moda di usa. Performances e smaterializzazioni concettuali, ormai scariche del loro potere comunicativo originale, fanno i conti con un contesto completamente cambiato: alla domanda di un collezionismo sempre più a amato, corrisponde l’esigenza di un’o erta adeguata, che trova spazio nell’inesorabile ritorno al passato della gurazione. Il quadro, l’oggetto d’arte più appetibile di cui aver possesso, torna ad essere il veicolo più e cace, in mano agli artisti, per comunicare facilmente le“pulsazioni” del proprio tempo, fatte principalmente di immagini. Nell’epoca che si a accia all’evoluzione dei nuovi media, Bruno Zanichelli , Pierluigi Pusole e Mario Consiglio rappre- sentano le perle più luminose che la proli ca attività della Galleria Carbone ci ha regalato, pionieri di un nuovo linguaggio contemporaneo, in grado di comunicare con le nuove generazioni di collezionisti. Nel 1997 Carbone presenta Consiglio nei propri spazi, con una memorabile mostra personale. Il testo della curatrice Luisa Perlo, evidenzia il miracolo compiuto dall’artista, nel coniugare due realtà originariamente lontane, come “l’Arte Oggettuale”, e le nuove in uenze Pop. Negli anni sessanta le impeccabili “super ci estro esse” di Enrico Castellani e Agostino Bonalumi miravano, con un linguaggio rigorosa- mente informale e geometrico, a riproporre concettual- mente la realtà, piuttosto che rappresentarla. Quei plastici manufatti, che il critico Gillo Dor es de niva “oggetti pittorici”, ricreavano studiate “situazioni dimensionali” in equilibrio tra luce, spazio e forma. Consiglio evolve a ciò che Luisa Perlo de nisce, “super cie estroversa”, in quanto aperta, con occhio obiettivo, verso il mondo esterno. Egli supera la pura astrazione, per approdare ad un linguaggio scon nato, senza regole, che documenta il “mondo fanta- stico” in cui viviamo, e a cui sopravviviamo, tra ordine e caos: “Ne consegue una pittura ironicamente “obesa”. Ipernutrita come l’immaginario con il quale il cosiddetto “giovane artista” quotidianamente si misura… Nel tentati- vo di uscirne ipertro zza la pittura, portandola alle estreme conseguenze. Fino alla sua quasi totale scomparsa, se non come irriducibile persistenza”. Consiglio adotta, con consa- pevolezza, il registro ironico, mai romantico e appassiona- to, per trarre il meglio dal peggio, in un’esistenza sempre più incerta che si a accia al nuovo millennio. Al divertito sorriso che sboccia nel volto di chi osserva, segue inversa- mente, una ruga di allarmata ri essione su ciò che ci aspet- ta: “non è un caso che trovino un posto d’onore nel suo “pantheon”, in ottemperanza a una calviniana leggerezza, Alighieri Boetti e Pino Pascali. Artisti per i quali ludicità ha sempre fatto rima con lucidità”. 3 Mario Consiglio's talent certainly did not escape the keen eye of Guido Carbone, one of the most courageous talent scouts in the Italian art scene. Guido Carbone, a historical gallerist from Turin, had the timely intuition to invest in the new gurative art of young talents, in opposition to the hegemony of minimalistic and impoverished research, where the most important galleries in his city had remained anachronistically entrenched. Between the mid-1980s and the late 1990s, during the economic boom, the passionate activity of Galleria Carbone contributed, albeit on a smaller scale than other Italian institutions, to the cultural renewal that transformed collecting from a niche activity into a widespread trend. Performances and conceptual demateria- lizations, now depleted of their original communicative power, grappled with a vastly changed landscape: the growing appetite of collectors corresponded with the need for a suitable o ering. This need found space in the inexo- rable return to the gurative past. The painting, the most desirable art object to possess, once again became the most e ective medium for artists to easily communicate the pulsations of their time, primarily composed of images. In an era witnessing the evolution of newmedia, Bruno Zanichelli, Pierluigi Pusole, and Mario Consiglio stand as the brightest gems that the proli c Carbone Gallery has gifted us. They were pioneers of a new contemporary language capable of communicating with the new generations of collectors. In 1997, Carbone presented Consiglio in his own gallery with a memorable solo exhibition. The text by curator Luisa Perlo highlights the artist's miraculous ability of bridging two originally distant realms: Objectual Art and newPop in uen- ces. In the 1960s, the impeccable extroverted surfaces of Enrico Castellani and Agostino Bonalumi aimed, with a rigorously informal and geometric language, to conceptual- ly reproduce reality rather than represent it. Those crafted artifacts that the critic Gillo Dor es de ned as "pictorial objects" recreated carefully orchestrated dimensional situations in a delicate balance between light, space, and form. Consiglio evolves this into what Luisa Perlo de nes as an "extroverted surface", as it is open, with an objective eye, to the external world. He moves beyond pure abstraction to arrive at a boundless, ruleless language that documents the "fantastic world" in which we live, and to which we survive, amidst order and chaos: “The result is a painting that is ironically 'obese.' Overnourished like the imaginary with which the so-called 'young artist' daily measures himself... In an attempt to escape it, he hypertrophies painting, taking it to the extreme consequences. Until its almost total disappe- arance, if not as irreducible persistence”. Consiglio consciou- sly adopts an ironic register, never romantic and passionate, to extract the best from the worst, in an increasingly uncer- tain existence entering the new millennium. The amused smile that blooms on the observer's face is inversely followed by a furrow of alarmed re ection on what awaits us: “It's no coincidence that in his 'pantheon', in accordance with a Calvino-esque lightness, we nd Alighieri Boetti and Pino Pascali. Artists for whom playfulness has always rhymed with clarity”.
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