GIANLUCA SGHERRI
Gianluca Sgherri (Fucecchio - FI, classe 1962) è di certo pittore d'avanguardia, nella misura in cui la sua proposta artistica recupera esperienze storiciste del suo passato per ricreare un mondo del tutto nuovo e, per certi versi, oggi attualissimo - sebbene in controtendenza rispetto a ciò che ci saremmo aspettati. Legante comune alla sua produzione, un eclettismo misurato sulla base del ricordo, un'attenzione regolata da una volontà pittorica cosciente, minuziosa, assolutamente solvibile. Della pittura di Sgherri dunque ci si può fidare. Ma andiamo con ordine. Campione degli artisti della sua generazione non perché sia più importante di altri - benché il suo percorso artistico ne possa certificare per lo meno lo status, così come dimostrano le celebri firme che a lui si sono avvicinate - si pone all'attenzione di molti per il fatto che, proprio di quella stagione artistica che si sviluppa durante gli anni giovanili, egli ne ridefinisca poi nella sua maturità tutte le virtù e le contraddizioni stilistiche del caso: Sgherri opera gestendo quindi tali esperienze portando con sé solo prerogative e priorità che a lui sembrano coerenti, tralasciando ciò che non serve alla costruzione di un proprio vocabolario da utilizzare in caso di bisogno. Ma cosa significa? Egli è di certo pittore in tutto e per tutto, narrativo quando si vogliano accettare le sue iconografie surreali, estremamente introspettivo - dunque concettuale? - nel momento in cui si volesse spostare l'attenzione sul delicato tonalismo trasversale, puro e pienissimo, da lui utilizzato, come emblema di uno stato d'animo transitorio. Ecco perché giungere alla comprensione dell'universo da lui dipinto è operazione non così lunga e complessa, nonostante si percepisca comunque la necessità di un tempo di gestazione, nel quale poter accedere a nuove capacità: quella di creare analogie, di decifrare e individuare legami sia con le proprie esperienze personali, sia - nel caso si volesse andare oltre - proprio con quell'arte ora concettuale a temperatura fredda, poi strada facendo sempre più viva e legata alle tematiche di un ritorno propositivo dell'arte per l'arte che ha contraddistinto gli anni settanta. Dieci anni nei quali la pittura ha assunto un ruolo determinante nel bene e nel male, giungendo a puntualizzare gli aspetti tecnici del fare pittura come fondamenti della pittura stessa (pensiamo, per fare un esempio, all'arte analitica) e portando successivamente i propri esponenti a esporsi in prima persona mediante un trasporto emotivo di stampo intimista che ha trovato nella parola mirata e nel colore sofferto e LAPITTURANONMUOREMAI
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy MjU1NDQ=