ANTONELLA MAZZONI - ANATRA SOLITARIA AL TRAMONTO
Ho incontrato Antonella per la prima volta solo recente- mente, in occasione della mostra personale di Guglielmo Aschieri, la prima della Galleria Mangano, certo già cono- scevo la sua arte, in quanto lei, rientra in quella rosa di artisti che fanno parte del mio background culturale. Come gran parte dei maestri che seguo con particolare trasporto, Antonella Mazzoni è un’autorevole esponente del“Mediali- smo”, il movimento artistico teorizzato, nella seconda metà degli anni Ottanta, dal critico napoletano Gabriele Perretta. Fumemorabile la storicamostra del 1993, che inaugurava a Trevi il Flash Art Museum, con la partecipazione di selezio- nati artisti provenienti da tutto il mondo. Al anco di De Luca, Lamberti, Mastrangelo e Passarella, Antonella Mazzo- ni si colloca tra i protagonisti della prima delle tre sezioni del movimento, la “Pittura Mediale”. Seguiranno il “Mediali- smo Analitico”di maestri come Arcangeli e Cattelan e in ne le “Imprese Mediali”, di cui Aldo Spoldi fu un insigne interprete, con la fondazione della mitica Banca di Oklaho- ma. L’intuizione sociologica di Perretta evidenzia come, la relazione umana dell’epoca, fosse naturalmente condizio- nata dai mezzi di comunicazione di massa. Il termine mediale é accostato alla pittura, per de nirne la sostanziale evoluzione ad una territorialità aperta, in cui scompare ogni vincolo di pertinenza: ”il comportamento presente del soggetto umano nella rete di relazioni sociali, è caratteriz- zato da una forte connotazione mediale. Ovvero i miti, i sogni, i costumi, i gesti, le forme, le gure, i colori, i numeri e tutte le altre proprietà del linguaggio che compongono il nostro rapporto con l’altro, sono un dono del Dio comuni- cazione /capitalistica / avanzata”. Gli artisti che il critico partenopeo recluta, a di erenza dei colleghi della Transa- vanguardia, non mirano ad un tecnico “recupero della pittura”, nei termini che Achille Bonito Oliva professava un decennio prima, ma piuttosto contemplano un nostalgico recupero della “memoria”, della propria esperienza vissuta, intima, ma allo stesso tempo condivisa nel contesto globa- le della società, intellettualmente plasmata dai mass media. Dunque ciò che osserviamo in un quadro di Gabrie- le Lamberti non è la pittura direttamente, ma l’illustrazione dei libri della sua infanzia; lo stesso accade coi fanciulli dipinti da Luigi Mastrangelo, autoritratti inseriti in scenari fantastici che diventano una sorta di tableau vivant, una messinscena del quadro della propria fanciullezza. Secon- do Perretta: “non è tanto la tecnica in sé da recuperare, ma la memoria che è contenuta all’interno del segmento mediale stesso, che si impone come sfera pubblica”. La pittura mediale è popolare, perché attinge direttamente dall’immaginario collettivo e perciò non necessità di una spiegazione colta: “la mediazione la fa chi guarda e chi si riconosce in queste immagini”. La memoria condivisa é al centro della poetica di Antonella Mazzoni, classe 1957, nata a Fiorenzuola ma cresciuta a Parma. Artista prodigiosa, colta, adotta magistralmente matite, pennelli e aerografo, per inoltrarsi in un lento rituale introspettivo, attraverso il quale lei vive, ri ette e soprattut- to condivide. Nulla è lasciato al caso, ogni singolo dettaglio ANTONELLA MAZZONI 1957, Fiorenzuola d’Arda fa parte di un ragionamento ben chiaro nella sua testa, puntualmente rubricato attraverso la scrittura, che svela, nero su bianco, la sua visione dell’arte: brevi versi dall’a - ato poetico che mi permetterò di selezionare e “virgoletta- re” in questo testo. L’arte é la sua vita, la sua missione. La ricerca del senso del sé e il rapporto con l’Altro, in uno scambio di relazione umana ancor prima che artistica, de niscono una pittura che“non rappresenta la pittura, ma il pensiero che l’ha motivata”. L’artista isola porzioni di realtà registrata nella propria mente, fatta di personaggi, animali, paesaggi e oggetti, ma anche parole, frasi, espres- sioni del linguaggio comune. Il genio della Mazzoni sta nella combinazione di tali elementi, nella formula magica in cui immagine e scrittura arricchiscono, o modi cano, l’una il signi cato dell’altra, concorrendo entrambe al coinvolgimento dell’ osservatore verso l’interpretazione personale. Ecco che il rituale introspettivo evolve in“un rituale colletti- vo che ognuno ha vissuto sulla sua pelle, un linguaggio che ognuno di noi si sente in grado di parlare, e che ci autorizza ad esprimere immediatamente una reazione, un pensiero”. L’esperienza condivisa, attraverso questa originale sintesi tra Immagine e Testo, che collaborano alla de nizione della realtà dell’opera, rappresenta l’inconfondibile cifra stilistica che ha reso Antonella Mazzoni una delle personalità più interessanti e di cilmente classi cabili nel panorama artistico italiano, già a partire dagli ultimissimi anni ottanta, quando collabora nel 1987 con Luciano Inga Pin, celebre talent scout milanese, e un anno più tardi con la Galleria Neon di Bologna, all’epoca fucina di talenti, da cui emerse- ro personalità divenute internazionali, come la rinomata Eva Marisaldi. Negli anni novanta Antonella Mazzoni si destreggia con disinvoltura tra i meccanismi, solo apparen- temente complessi, dell’arte mediale, ne condivide la distintiva chiave ironica, attraverso la quale accederà tuttavia ad un linguaggio totalmente indipendente, che la accompagnerà, per tutti gli anni a venire, nella direzione di una continua evoluzione del proprio pensiero. O rirà ai propri collezionisti intriganti cicli di opere, ognuno dei quali strettamente legato alla contingenza del momento: “il mio stupore é nel presente, nella dimensione quotidiana delle cose. Lì riconosco i miei limiti ma anche la straordina- ria coincidenza della mia presenza”. Puntualmente perma- ne il desiderio costante di apertura verso il prossimo: “il riconoscimento di ciò che siamo è solo un’immagine ri essa, ma lo sguardo di ciascuno di noi è nuovo. L’impr- ovvisa intuizione che ha motivato il fare spero possa ripetersi, diversa eppure uguale, nell’Altro che incontra il mio lavoro”. Antonella Mazzoni è una artista straordinaria, la sua opera ammalia perché lei “è”una persona straordina- ria, la sua arte è la sua vita, la sua vita è fare arte. Osservare i suoi quadri è un po’ conoscerla, s orarne l’anima, perché Antonella ha scelto la pittura per trovare il senso della propria esistenza, la pittura é per lei: “l’ambizione ad essere qualcosa, é la consapevolezza dell’esserci nel tempo della realizzazione dell’opera”. 1
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